Omelia Don Carlo 22 ottobre 2019


Omelia 22 ottobre 2019

“Sacrifici, offerte e olocausti tu non gradisci”.

A Te non piace chi si sacrifica, ma chi si realizza. Tu non chiedi di sacrificare le cose, ma di goderne: son Tue creature, sono i segni preziosi di Te. Questo è Dio. E un Dio così ti prende il cuore e ti fa gridare come a questo salmista (questi due potenti salmi 39 e 42 sono paralleli, hanno lo stesso tema, la condanna dei sacrifici): ma allora io vengo a far la Tua volontà se Tu sei questo, io Ti devo dar tutta la vita, Tu sei l’unico Dio che la merita tutta, perché Tu mi dai tutto e non mi togli nulla.

Immaginate il volto di un uomo che crede in un Dio così. Lo dice ancora questo Salmo: “Io non tengo chiuse le labbra, Signore, Tu lo sai”, non ci riesco, sono irrefrenabile, non mi frena nessuno. Devo gridare quello che ho dentro il cuore, come Tu fai fiorire la mia umanità.
Ma allora dove è nato quel Dio triste e bigotto, rinunciatario che mi fu proposto a 15 anni? Quando mi dissero – avevo detto che ero disposto a dare la vita a Cristo anche vivendo la verginità nel sacerdozio, perché volevo diventare un uomo realizzato – mi disse il rettore del seminario: hai sbagliato tutto, se ti vuoi realizzare non devi fare il prete, il prete è il ministro del crocifisso e sacrifica la vita per Dio e per gli uomini.
Avrai la vita piena di sacrifici, se ti vuoi realizzare devi fare un’altra cosa, devi fare l’imprenditore, devi fare carriera, devi fare altro.
E dopo qualche mese ho cominciato a criticare questo Dio inesorabilmente fino a quando avrei lasciato tutto se non avessi incontrato quello vero, quello che ha incontrato questo salmista. Ma chi ha inventato questo Dio triste, nemico dell’umano che riempie la vita di rinunce.
Ma perché, dove nasce nella tua vita la paura della bellezza?
Come dice Reiner Maria Rilke “Ein jeder Engel ist schrecklich”: ogni angelo, ogni bellezza è tremenda. Perché la bellezza, se la vedi, è totalizzante, ti toglie l’indipendenza. Noi abbiamo più paura della bellezza che dei sacrifici.