Omelia Don Carlo 21 aprile 2019


*Omelia 21 aprile 2019 -Pasqua*

“Noi che abbiamo mangiato e bevuto con Lui dopo la Risurrezione”

Cioè noi che abbiamo visto irrompere nel Suo corpo martoriato e sepolto la vita nuova, una potenza di vita che sfonda tutto: lo spazio, il tempo, che non son più carcere per noi. Adesso è qui, è là, prima, dopo, non si capisce più niente. Penetra, sfonda lo spazio e il tempo. È, lì.
E noi che l’abbiam visto così per quaranta giorni, siamo cambiati dentro. Non siam più come prima, ci insorge un’altra vita dentro. Guardate Me, i Miei amici. Cos’è questa vita? In che cosa ci cambia? Perché siamo i poveracci di prima, eppure dentro abbiamo un’altra potenza di vita.
E risponde Paolo, che l’avrebbe incontrato da lì a qualche tempo: non lì, a Gerusalemme, ma a Damasco:

“Cristo è la nostra Pasqua”

Cioè il cambiamento, la rivoluzione. E noi? Che facciamo noi?

“Facciamo festa col Signore!”

Ecco il cambiamento, antropologico, un uomo nuovo nel mondo. Chi incontra il Risorto, lo riconosci: si trova addosso l’Eternità che lo autorizza a festeggiare. Facciamo festa. La felicità c’è ed è per sempre, è già iniziata in me e sento che questa roba non finisce. Il cuore ne gode e si sente autorizzato a desiderarlo per sempre. Diventa audace nel desiderio: ecco che cosa Cristo salva dentro il mondo; non è che ti salva dalla malattia o dalla morte, ci ammaliamo e moriamo come tutti, siamo pieni di errori come tutti. Ma c’è una cosa che Lui salva, che è il desiderio dell’uomo.
Mi è venuto in mente… Stamattina mi sono svegliato con la mia tesi di baccalaureato alla facoltà lateranense, “Sotto attacco di desiderio”, la nuova antropologia tra tredicesimo e quattordicesimo secolo, il passaggio dal grande medioevo all’umanesimo dentro la Chiesa non fuori, fu proprio questo: ridurre il desiderio dell’uomo all’orizzonte naturale, mise sotto attacco il desiderio, perché non è rilevante Cristo Risorto. Cristo Risorto ti autorizza a desiderare tutto: tu Lo guardi, capisci che non ti è più proibito niente, non rinunci più a nulla, vuoi tutto, sapere tutto, incontrare tutto, leggere tutto, discutere tutto, andare fino in fondo a tutto. Mi disse una signora, nella mia prima parrocchia nel quartiere Barca: “Basta tu fai sempre la punta alle parole, vuoi sempre andare in fondo ad ogni parola”, è vero e le dissi: “Io non ti do tregua perché non ho tregua”.

Come si diventa così certi? A chi è accaduto come è diventato così certo? Come è diventato Pietro così, Paolo così, Maddalena così? Li guardi in faccia e lo capisci come è accaduto per loro, perché la felicità, la certezza uno ce l’ha in faccia e uno non può barare, non può recitare se non per un breve istante. Sulla felicità non si bara, è riconoscibilissimo il tono dell’autentica felicità o il tarocco. Io, che vivo la mia esperienza, ed è così vera che so distinguere se uno recita, se la canta e me la vuol cantare, o se è vero. Io vedo. Come fai a dire che quella felicità è vera oppure no? È semplicissimo, c’è un criterio inequivocabile: la felicità vera – diceva Jungmann, il grande pedagogista cattolico austriaco del primo ‘900 –, quella vera, quella educativa è Eine Einführung in die Wirklickeit, in die Gesamtwirklickeit, introduzione alla realtà totale; io vedo se uno vive tutta la realtà o se perde un pezzo, la realtà c’è, ma puoi anche fotografare e truccare.
Cristo Risorto introduce nel mondo l’audacia del desiderio.
Ognuno di noi deve decidere se gli interessa l’audacia del desiderio o se preferisce un software che un po’ lo gestisca, che un po’ gli metta degli argini, perché il desiderio gigante, quello che è insorto dal sepolcro di Cristo Risorto ha fatto scappare via pure le guardie romane.