Omelia Don Carlo 18 ottobre 2019


*Omelia 18 ottobre 2019*

Oggi è la festa di San Luca evangelista.
Luca non è un apostolo. Non è stato inviato con un compito, a fare qualcosa. È evangelista, cioè è definito non dal fare, ma dall’evangelizzare, dal vangelo εὐ-αγγέλιον (eu anghélion): conoscere l’annuncio della bella notizia.
Lui deve conoscere un fatto, non deve fare, il fatto c’è già, lo deve conoscere. Deve coglierne il valore, la portata, per sé innanzitutto, deve immedesimarsi fino a coincidere con il fatto stesso.
Lo deve scrivere non su un libro, ma nella sua carne. È questa esperienza che lo legherà totalmente e per sempre a Paolo; sarà il catechista di Paolo, il compagno. Su di lui, Paolo può contare totalmente in questo momento tremendo (di Paolo).

“Solo Luca adesso è con me”. Paolo è stato arrestato, è in carcere.
Non solo abbandonato, ma tradito da delle spie cristiane, per invidia di come lui conquistava la gente – in particolare, il capo della comunità che faceva il fabbro, ha fatto la spia e l’ha fatto arrestare dalle guardie – e poi alla fine sarà liberato. Nessuno gli fa compagnia e Paolo non riesce più a far compagnia a nessuno.
Bene, in quel momento solo Luca gli rimane fedele. Luca è fedele a Paolo perché è fedele a se stesso, perché Cristo coincide con la sua persona. Se Luca abbandona Cristo abbandona se stesso. Tutti se ne sono andati, ma Luca è con Paolo e da Luca può ripartire tutto. Paolo vede Luca e vede di nuovo l’alba di tutto. Ricomincia da quell’uomo tutto. È per questo che per Paolo non c’è il vangelo secondo Luca, c’è il “vangelo-Luca”.