Omelia don Carlo 18 febbraio 2019


Omelia 18 febbraio

“Perché questa generazione chiede un segno?”
Perché senza segni un uomo non vive, un animale sì, un uomo no. L’animale vive di cose, l’uomo solo di segni, di segni del Mistero.
“Non di solo pane – grida un giorno Gesù dopo i quaranta giorni nel deserto – vive un uomo, ma di ciò che esce da Dio”.
E allora perché, a coloro che Gli chiedono un segno, questa risposta così perentoria e così dura di rifiuto ai farisei?
Perché?

“A questa generazione non sarà dato alcun segno”, perché chiedono un segno dal Cielo, ma per metterLo alla prova, non per vedere un segno, ma
per distruggere il Segno immane che sta invadendo la loro vita.
Perché hanno davanti il Segno dei segni: perché la
realtà e una foresta di segni e tra questi segni il segno più luminoso che fa luce su tutti gli altri è Lui.
È come – quando facevo algebra – in un sistema di incognite, magari a dieci incognite, ci sono solo i dati per decodificarne una.
Vai in fondo a quei dati e interpreti tutto. Ma se tu rifiuti di guardare quell’incognita che ti dà i dati, che poi a scalare ti fa risolvere quelle altre,
non c’è niente da fare, rimane un sistema senza soluzione.
Ecco: loro rifiutano Lui che è il segno che gli dà i dati per interpretare gli altri. E Lui non sa più cosa fare.
Cosa può dare più di se stesso?
È tristissimo questo Vangelo.

“Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva”.
Restano lì soli, con tutti i segni che hanno davanti, che riempiono la loro vita, con la speranza che incontrino amici, come i miei amici, che aiutano a risolvere l’equazione della vita, cioè ad interpretare i mille segni di cui il
Mistero la riempie e che l’hanno resa così preziosa anche per tanti altri cercatori del Mistero.