Omelia Don Carlo 16 giugno 2019


Omelia 16 giugno 2019

Oggi è la solennità della Santissima Trinità.

La formula più insignificante e arida della dottrina cristiana. Come una formula matematica trinitas, trias, triatos è un insieme di tre, che non dice neanche di tre cose o di tre persone. È una formula che non dice nulla del contenuto. Ma a noi le formule vuote non interessano, io voglio aprire lo zip – I agree – voglio aprire tutti i file che ci sono dentro: questo dissero i primi cristiani e si cacciarono lì, per scavare dentro la luce il fatto che avevano incontrato.

L’avventura che è durata tre secoli, tre secoli di scavo, tre secoli per aprire quella formula, farla esplodere. Dov’è iniziata questa avventura? Che si è esplicitata in Cappadocia nel IV secolo, in circa 120 anni la Chiesa ha visto balenare l’Universo, l’Infinito. È iniziata quando in Palestina la gente cominciò a sentire uno che diceva: “Fu detto, ma Io vi dico”.
E come diceva Io quello lì, non lo diceva nessuno.
Ma chi è questo Io? Parla con autorità e gli ubbedisce la natura, il cielo, il mare e il vento, scappano via gli indemoniati.
E i suoi amici: “Ma chi è questo qui? Ma come mai dice Io così?
Fino ad allora l’io era un pronome grammaticale così insignificante nella cultura antica, come oggi è ancora così in tutta l’Asia, nessuno l’aveva mai detto. L’io è un pronome, la prima persona singolare, come il verbo essere, era spessissimo sottointeso, non lo si scriveva neppure tanto non valeva nulla.
L’io di un uomo, l’io di uno schiavo non valeva, l’io di un bambino o di una donna non valevan niente, l’io di un uomo libero valeva solo per quello che possedeva, soldi e potere, sennò non valeva. Nello stadio pollice verso o no, era un capriccio!
L’io di un uomo non valeva nulla e la gente non lo diceva neanche io, dicevano il verbo senza dire io. Nella lingua antica non si dice neppure, anche in Oriente spesso è così. Anche oggi, andate a dire “io” ad un giapponese, a un cinese o a un induista: niente, è un vuoto.
Gesù è entrato nel mondo dicendo Io con una potenza che sconvolgeva. Tanto che agli inizi la prima parola che usavano, il più intelligente fu Paolo – lo conobbe alla fine dell’avventura, dopo che era già risorto ma è quello che intuì di più – usò la parola μυστήριον “mysterion”: questo io è un mistero.
Mysterion in greco è un aggettivo sostantivato del μυεω: divien muto. È un fatto che ti fa ammutolire, rimani lì senza parole. Provi a spiegarlo con un vocabolario, finisci il vocabolario dall’alpha all’omega, resti senza le parole e ti stupisci ancora che è più grande di tutte le parole umane. Infatti Paolo quando voleva spiegare il Mistero di Dio e di Gesù ricorreva alle apax legomena: parole inventate da lui che non esistono nella letteratura mondiale. Non c’era mai stato un uomo che dicesse Io così.

E cosa scoprono all’inizio del IV secolo?
Scoprono il segreto dell’ Io di Gesù!
Il suo segreto era che dicendo io diceva noi, non era solo, era un io dilatato! Come dicevo a una mia amica che è incinta, l’altro giorno la guardavo in faccia e le dicevo: “Ti si vede che adesso hai un io dilatato, il tuo corpo porta dentro di più, il tuo corpo porta dentro un’altra cosa” – lei si è messa a piangere e ha detto “Oh mi hai capito” – “ti si vede in faccia, non è per il tuo corpo ma per il tuo io, dici io come non l’hai mai detto prima! È un io più grande!” È un io che dice noi.
Infatti Gesù quando diceva io, diceva contemporaneamente Abbà e Spirito, Abbà e Spirito, parlava uno ed erano in tre, quell’io ti immergeva in una misteriosa comunione. Lì scoprirono nel IV secolo che Dio è comunione. Per questo che l’io è comunione, dici Dio, dici io e ti senti abbracciato, come mai prima. Lì è stato sconfitto il monoteismo fondamentalista che si fondava sulla parola ebraica “ekhad” che vuol dire unico, solo, o vuol dire anche single, uno che non ha nessuno da amare nessuno da abbracciare. Poi me lo spiegherete come si fa a pensare che Dio è un single, senza rapporti, senza affetto, senza sesso che crea un uomo sessuato, affettivo, che vive tutta la vita cercando l’abbraccio per cui è fatto. I cristiani scoprirono che Dio era amore, cioè un abbraccio, è un noi e chi incontra Cristo scopre che il suo io rimane come gravido, come una donna incinta, si dilata, si dilata! E capiscono che la cosa più umana del mondo è amare, in tutte le sue forme, è divino! Questo è l’annuncio del mistero della Trinità. Ditemi se lo si capisce guardando lo formula, trias triatos, che vuol dire un insieme, insiemistica di tre.
Questo è l’esperienza che ci ha detto.

E dove la intercetti tu oggi la potenza di un io cosi?
Le amicizie, le famiglie, le comunità ci sono date per sentire questa potenza, se non arriviamo a questa profondità, abissale, sono vane le famiglie, vane le amicizie, vani gli affetti. È un bel criterio questo per setacciare il valore di tutti i nostri legami.