Omelia Don Carlo 16 gennaio 2020


Omelia 16 gennaio 2020

“Lo ammonì severamente di non dirlo a nessuno”. Ma perché severità?

Cosa c’è di male a raccontare il miracolo?
Di male c’è l’immagine che dà di Gesù come un problem solving nelle aziende: il risolutore dei problemi, quello che ti sistema la vita, ti fa scendere dalle croci e sei a posto, ma Gesù non è venuto per il problem solving.
E’ un problem living, i problemi non te li toglie,ma te li fa vivere, non ti libera “dai”, ma “nei” problemi.
La libertà che porta Cristo è più grande che non aver problemi, è [la libertà] di poterli vivere, di averli, esser libero di averli, di viverli e di crescerci dentro, di realizzarsi dentro i problemi, come Gesù che non è sceso dalla croce, ma si è realizzato sulla croce. Questa è la sua sfida.

Mi vengono in mente tutti i miracoli, la Madonna, i santuari che sono pieni di “pgr” per grazie ricevute, che vanno benissimo se sono segni. Alla Madonna si devono chiedere e si deve chiedere tutto – ci dà Cristo, ci può dar tutto – ma la grazia più grande che ci può fare la Madonna non sono le
grazie singole, ma è di essere Θεοτόκος (Theotókos) come Lei: Madre di Dio; di portare nella vibrazione della nostra carne il divino dentro il mondo. La
grazia più grande è di poterla imitare. Noi siamo chiamati a questo.

Quando vedi che accade nella carne di qualcuno, vedi che lì vibra il divino, anche se vedi che può essere una carne ferita – come spesso è – ti viene
quasi da piangere a vedere come Dio possa entrare nel mondo. Questo è il miracolo dei miracoli: la nostra carne che vibra di Lui.