Omelia Don Carlo 11 aprile 2019


Omelia 11 aprile 2019

“Stabilisco un’alleanza perenne con te e la tua discendenza.”

Ma che perenne è un’alleanza per me, per la mia vita e per la mia discendenza? Per la mia vita naturale, per la vita dei miei discendenti, che non è perenne?
Nessuna vita naturale è perenne, la vita nasce e la vita muore! Il perenne, in natura, non esiste. Le cose degli uomini, anche l’universo, ha un Big Bang datato e ha un’implosione imprevedibile, ma certa. Però a quel beduino di Abramo questa promessa dell’alleanza per la sua vita, per i suoi discendenti è il massimo che gli potesse accadere. Abramo non ha l’idea dell’immortalità dell’anima – gli Ebrei non l’hanno mai avuta – ci hanno creduto gli ultimi secoli, dopo che hanno incontrato i Greci che ci erano arrivati ragionando, gli Ebrei non avevano una capacità critica o metafisica, quindi il massimo era campare cento anni! Per Abramo la discendenza è tutto, l’illusione di poter continuare, dopo che sono morto, qualcosa di me continua nei discendenti. Questo è l’orizzonte cupo, pure perché è il massimo in quell’ambiente! Gesù sfonda, dimostra come è meschino, come è piccolo, come è asfissiante l’orizzonte di Abramo. Entra perentoriamente e dice: “Chi osserva la mia parola non vedrà la morte in eterno. […] Prima che Abramo fosse io sono”.
Cristo propone un’altra vita εἰς τὸν αἰῶνα, il “per sempre”, una vita – come dice letteralmente – che sorpassa ogni età ed ogni limite di tempo, anche la morte, una vita che dura sempre; il sempre non è, come dicono i film di Hollywood, “finché morte non vi separi”.
L’entrata di Cristo, così perentoria, che sfonda e dimostra la meschinità dell’orizzonte di Abramo, che cosa provoca?

“Allora [ma oggi non è meno terremotante la sfida di Cristo] raccolsero delle pietre per gettarle contro di Lui”.

Lapidazione immediata, senza processo.
Perché un Uomo che porta dentro il mondo la sfida dell’eterno è un Uomo pericoloso, perché desta un desiderio pericoloso, troppo grande, perché nessun uomo ti può dare l’eternità, anche il più potente. Il potere e il potente hanno paura di un uomo che abbia desideri più grandi di quello che loro possono procurare, non tollerano un uomo che abbia il desiderio dell’eternità. Ma l’uomo in cui si infiamma questo desiderio è più forte di ogni potere.
Di fatto Abramo lo ricordiamo ancora, eppure era sulla soglia di questo. Cristo fa la storia oggi e tutti i grandi potenti sono stati fatti fuori dalla storia.
Ecco. Il contributo di un uomo cristiano nel mondo è questo: buttare nel fuoco del cuore il desiderio dell’eternità. Questo portano i cristiani, il suo contributo al desiderio. Come dicono gli psicanalisti, riattiva nell’animo dell’uomo l’abbonamento al desiderio. E lo fa in un modo disarmante, cioè senza armi, disarmato e disarmante, che bypassa le armi, non lo fermano più: semplicemente mostrando nella Sua carne, da come vibra sul Suo volto, da come traluce, che l’eternità esiste, in Lui ha già iniziato ad esistere. Una vita che sfonda il tempo.